Sono felice di condividere con voi l’intervista fatta a Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, i curatori della fantastica mostra “Italian Glamour”. La collezione piu’ importante e affascinante di moda italiana dal dopoguerra fino ai giorni nostri.
Buongiorno a tutti, siamo qui per un’altra puntata di GioFashionRadio!
Oggi mi trovo nel Museo Pedro De Osma a Barranco in Perù e ho la fortuna di essere accompagnata dal binomio italiano di collezionisti di moda più famoso del mondo. Infatti sono qui al mio fianco Enrico Quinto e Paolo Tinarelli. Buongiorno Enrico e Paolo!
Enrico: Buongiorno! Finalmente anche noi di ritorno a Lima!
Paolo: Io adoro Lima, mi è piaciuto molto venire qui, sei stata una grande sorpresa!
Enrico: Che bello! Sono proprio contenta di questo! Adesso veniamo al punto…Enrico per favore potresti dirmi come nasce Italian Glamour?
Enrico: Italian Glamour nasce col desiderio di riportare di nuovo l’attenzione sulla moda italiana. Noi abbiamo cominciato a collezionare moda internazionale, o perlomeno tutto ciò che è rilevante nella moda, circa 15 anni fa con i nomi che conoscevamo meglio. Abbiamo imparato poco a poco, girando molto ed andando ad acquistare nelle aste, ed ogni volta ci chiedevamo perché questa disattenzione per il mondo della moda italiana e malgrado l’evidenza che tutto era fatto in Italia, c’era un pregiudizio riguardo al design italiano perché parliamo degli anni ’90 e molti avevano già dimenticato la storia del “Made In Italy”… Davanti a queste risposte un poco vaghe rispetto a quello che invece noi conoscevamo e che faceva parte della nostra formazione estetica (tenendo conto che nessuno di noi fa parte del mondo fashion, direi piuttosto della storia della moda…), abbiamo cercato di concentrare le nostre forze sul fatto se si possa ancora parlare di moda italiana o se è solo un anacronismo o una forma “politica” e basta. E’ ingiusto sentir parlare di moda italiana, francese o giapponese…questo è un mondo globalizzato in cui la moda che troviamo in Perù possiamo ritrovarla anche dagli allievi usciti dalla St. Martin di Londra! Per noi era un motivo di orgoglio cercare di far capire che gli italiani hanno fatto dei prodotti interessanti e che soprattutto sono riusciti nella qualità a trovare il loro mercato o meglio la loro nobiltà di prodotto, non solo nella creatività. Dunque quello era il motivo per il quale abbiamo iniziato a studiare e lavorare su questo Italian Glamour, un’opera che si è protratta per circa otto anni prima di portarla qui a Lima! E’ stato un lavoro che ci ha messo in contatto con vari musei tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra e ha portato come conclusione una mostra che è stata tradotta in un libro. Per questa pubblicazione abbiamo cercato di affiancarci a storici tra i più rinomati della moda italiana, per la maggior parte di curatrici storiche e giornaliste sia italiane che straniere. Questo libro è un’iconografia per chiunque ne voglia sapere di più sulla storia del “Made in Italy”, non solo un prodotto “cronologico”, ma anche una fonte d’ispirazione per future creazioni cosi come vediamo si fa oggi nel mondo della moda.

Con Enrico Quinto ammirando un Valentino AI 1967-1968
Grazie Enrico! Paolo, io ho una curiosità…come fate a gestire questa preziosa collezione di circa 6000 pezzi?
Paolo: E’ abbastanza complicato, però abbiamo la fortuna di avere un grande spazio a Roma dove tutto è catalogato e sistemato a dovere con temperature adeguate…questo spazio, che purtroppo non è aperto al pubblico, serve solo a noi come archivio e magazzino, ma anche per saper ricercare con facilità le cose che ci servono per allestire le mostre…è un lavoro anche solo tenerli!
Lo capisco benissimo, perché io già faccio difficoltà a sistemare i vestiti nel mio guardaroba…figuriamoci con 6000 pezzi! Comunque so che non tutti sono abiti, ma ci sono anche gioielli ed altro…Enrico qual è di tutti questi il tuo preferito?
Enrico: La mia preferenza va verso delle cose di puro design. Mentre per gli italiani ho un amore per Emilio Pucci perché ogni stampa è un quadro, per gli stranieri le mie preferenze vanno su Paco Rabanne perché mi piace molto come lavora materiali come metalli, plastiche ed altro…il vero design! Come se gli oggetti fossero dei mobili riadattati alla moda. In questo Versace è stato uno dei maggiori interpreti del metallo nella moda che comunque a me piace di più perché diventa un oggetto vero e proprio. In conclusione Pucci, Paco Rabanne e Versace, questi sono i nomi che prediligo.
Bello! E invece per te, Paolo?
Paolo: Io ho una grande passione per Capucci, che trovo straordinariamente bello per le proprie creazioni che assurgono al rango di sculture. Mi ricorda un periodo della mia vita in cui in Italia c’era la moda del ballo delle debuttanti, infatti quasi tutte le diciottenni dell’epoca vestivano rigorosamente Capucci. Per quanto riguarda gli stranieri un nome che trovo scenograficamente pazzesco è Courreges, lo trovo divino!
E’ una meraviglia sentire parlare di questa collezione, ed ho la fortuna sia di vederla tutto dal vivo che di poter parlare con chi ha avuto la brillante idea di idearla! A me piace questo perché sono un’appassionata del mondo fashion!

Grazie mille Enrico per la guida attraverso lo splendido percorso della mostra Italian Glamour
Come ha cambiato la vostra vita il diventare un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono saperne di più sulla storia della moda?
Enrico: Sicuramente c’è molto rispetto da parte di tutti gli addetti ai lavori. E’ un fenomeno che è nato contemporaneamente alla nostra ricerca. Negli anni ’80 la moda diventava un fenomeno di massa, anzi IL fenomeno, infatti noi italiani siamo stati al centro della moda negli anni ’80 così come i giapponesi negli anni ’90. In quegli anni tutti gli stilisti andavano per la maggiore ed erano nelle copertine di tutte le riviste del settore, Milano fu da li in poi quello che Parigi è stata negli anni ’50 e ’60…insomma negli anni ’80 ci fu un’attenzione smisurata per la moda italiana con nascite di riviste, scuole di moda ed altro, in quel periodo essa si tramutò da fenomeno di costume a business. Negli anni ’90 la moda divenne fenomeno culturale e i musei cominciarono ad aprire le porte al fashion. Noi siamo entrati in quel momento ed abbiamo avuto la fortuna di essere dei precursori non più come i nostri predecessori che vedevano la moda per un altro fine come il cinema, il costume o il teatro. Secondo noi, invece, la moda era un momento di cultura e di storia dell’arte e del costume del nostro Paese! Noi siamo entrati in quel vortice sapendone di più di qualsiasi professore universitario che non ha avuto modo di prepararsi come avviene in qualunque settore accademico, infatti tutti i corsi universitari sono successivi alla nostra presenza e quindi in un certo senso abbiamo cavalcato questo fenomeno e oggi devo dire che riuniamo tutto questo. Al momento attuale, perlomeno in Italia, siamo tra i maggiori esperti del settore perché tutti i curatori dei maggiori musei del mondo vengono a consultarci quando hanno un dubbio o vogliono saperne di più. Noi garantiamo l’assoluta imparzialità ed onestà culturale in quanto non siamo vincolati ad un “brand” e nemmeno abbiamo l’obbligo di promuovere nessuno dei marchi che sono selezionati da noi come collezionisti: questo è un grandissimo vantaggio perché non siamo condizionati da un gruppo che ci possiede e di conseguenza non dobbiamo fare pubblicità a nessuno. Il nostro è un lavoro che testimonia la trasformazione nella moda e nel costume, sia a livello creativo che a livello storico e siamo testimoni di questo portandolo in giro per il mondo… Per tutto questo sopra esposto, c’è quindi rispetto dal mondo accademico nei nostri confronti: ci invitano spesso a convegni, mostre, conferenze per avere materiale di qualità su cui dissertare o dibattere per quanto riguarda il “Made in Italy”, ma non solo…

Il pubblico peruviano sta ammirando la mostra Italian Glamour Lima
E tu come la vivi Paolo?
Paolo: io intanto ho imparato un mestiere che non facevo prima! Organizzare mostre per me è una cosa meravigliosa e soprattutto vederle nascere, poi c’è una parte di questo lavoro che consiste nello sbrogliare una serie di difficoltà, ma lo si fa volentieri per dar modo ad un numero sempre crescente di persone di ammirare la scenografia realizzativa di una mostra che racconta una determinata epoca e quindi è importante ogni dettaglio come la musica, i profumi, ecc… Noi abbiamo fatto una mostra qui in Italia presso l’Accademia di Francia dove si raccontava un secolo di moda internazionale con tutti gli stilisti. Si è data una grande importanza a riportare profumi, immagini ed oggetti dell’epoca, perché il vestito ha bisogno di essere “trasferito” nell’epoca dove è stato indossato e quindi è indispensabile far rivivere tutto ciò con la scenografia adatta…ripeto, per me la cosa più bella ed emozionante è organizzare mostre.

Fabiani 1965
Grazie mille Paolo, mi fa sognare sentire tutte queste cose! Un’altra cosa, oltre che per le mostre, i vostri vestiti sono diventati una fonte d’ispirazione per gli stilisti. Enrico puoi raccontarmi qualche aneddoto per favore?
Enrico: Sicuramente! Prima l’alta moda era vissuta come un laboratorio dove si creavano dei tagli e s’inventavano modelli, poi dopo è arrivata l’industria che ha bisogno di una semplificazione di questi tagli che devono essere assemblati in modo rapido e con minor lavorazione. Di conseguenza oggi si è arrivati a vivere la costruzione di una collezione con un insieme di idee, di elementi che vengono assemblati tra di loro, si parla d’ispirazione dove in questo collage vengono inseriti vari elementi che devono essere più vicini all’abito e utili per poter ricreare il nuovo… Ovviamente gli aneddoti che sono più interessanti ed indicativi riguardano molte case di moda che sono state recuperate strada facendo, come ad esempio Gucci e Roberto Cavalli che, malgrado tutto, lavora dagli anni ’60 e che ha seguito il suo stile, la sua logica però ha avuto un enorme esplosione negli anni ’90 quando a un certo momento era quasi entrato in una fase di calo, cosa che è successa anche per Emilio Pucci, per poi dopo rinascere una volta che sono stati riacquistati dai gruppi più potenti e finanziariamente più ricchi… Nel caso di Emilio Pucci, loro avevano già un archivio che hanno sempre preservato…invece nel caso di Gucci, Cavalli e Valentino per il pret-a-porter, mancavano degli elementi che invece noi abbiamo mantenuto…dunque alcune collezioni di Gucci si sono rette grazie a delle stampe che hanno ritrovato da noi.
Complimenti e grazie Enrico e Paolo per condividere questa meravigliosa collezione che fa conoscere a livello internazionale l’esperienza della moda italiana e il fascino del Made in Italy.

Con Héctor Rospigliosi, Enrico Quinto e Paolo Tinarelli – Italian Glamour Lima
Ringrazio Enrico e Paolo per il loro tempo e la fantastica guida attraverso lo splendido percorso della mostra “Italian Glamour Lima”.
Ringrazio anche Héctor Rospigliosi per aver reso possibile questa intervista.
Foto: GioPhotoStyle